Il 3 dicembre 2020, la Commissione Europea ha inoltrato all’Italia una lettera di messa in mora in merito al rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi.

In generale, gli Stati membri devono garantire che le autorizzazioni siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel frattempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse.

Ricordiamo che con la sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del TAR Lombardia (cause riunite C-458/14 e C-67/15), la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva già stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione.

Da allora, tuttavia, non solo l’Italia non ha attuato la predetta sentenza della Corte, bensì, mediante la L. n. 145/2018, cd. Legge Bilancio 2019 (cfr. art 1, commi 682 e 683), ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti sino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione.

Da ultimo, durante l’attuale crisi emergenziale Covid-19, la proroga delle concessioni al 2033 è stata ulteriormente confermata dal D.L. n. 34/2020, convertito in L. n. 77/2020 (cfr. art. 182, comma 2), “al fine di contenere i danni diretti e indiretti, causati dall’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e dal  D.L. n. 104/2020, convertito in L. n. 126/2020, secondo cui le disposizioni sulla proroga delle concessioni della Legge Bilancio 2019 si applicano anche alle concessioni lacuali e fluviali (cfr. art. 100, comma 1).

La Commissione Europea, dunque, mettendo in mora l’Italia ha rilevato che la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’UE, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della CGUE sopra menzionata e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane.

L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

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