La politica della casa: come attualizzarla?

In occasione del Forum Locazione “Una Casa per tutti“, tenutosi a Milano il 25 marzo scorso, l’avv. Carlo Cerami ha avuto modo di affrontare – sotto il profilo giuridico, politico e anche di governance imprenditoriale – la tematica, quanto mai attuale, dell’accessibilità al mercato immobiliare per i lavoratori percepenti un reddito annuo di fascia media o medio/bassa.

Sotto il profilo storico, si tratta di una questione alla cui risoluzione la politica e gli attori del mercato hanno offerto nel tempo soluzioni efficaci ma comunque di carattere emergenziale. Il tutto senza sottacere che, negli anni, il dibattito sottostante tra tutte le rappresentanze di categoria coinvolte ha faticato a uscire dalla contrapposizione – ad oggi presumibilmente più ideologica che pragmatica – tra intervento pubblico ed economia di mercato.

Come emerge dall’intervento dell’avv. Cerami, una soluzione sistemica del problema esiste ma può essere attuata solo mediante il necessario concorso di tutti i soggetti coinvolti: l’azione dei capitali di investimento privati deve necessariamente integrare e accompagnare gli interventi pubblici nel social housing, mirando al raggiungimento di un punto di equilibrio.

Nell’ambito della politica della casa, l’intervento dell’apparato pubblico non può e non deve tradursi solo nell’onere di sviluppare un sistema di incentivi e sgravi che favorisca gli investimenti edilizi in ambito sociale. Deve, infatti, restare altresì saldo il primario compito della parte pubblica di individuazione delle priorità di intervento e di allocazione urbanistica ed edilizia, con il fine ultimo di assicurare il mix abitativo più “armonioso” possibile, essendo – quello dell’armonia urbana quale sintesi tra l’urbanistica e l’edilizia, anche sociale – il parametro che, in ultima analisi, rappresenta la vera ricchezza di una comunità, poiché rende più confortevoli l’abitabilità degli spazi residenziali e, quindi, delle stesse realtà urbane. 

Il tutto, però, avendo riguardo a componenti essenziali che consentano il raggiungimento di un punto di equilibrio economico con le logiche di mercato degli operatori economici coinvolti come, ad esempio, la previsione di tempistiche di attuazione degli interventi in esame che seguano corsie preferenziali, oltreché l’abbracciare politiche della casa di ampia scala che dimentichino il “confine amministrativo” della singola amministrazione comunale a favore del “confine viabilistico e dell’accessibilità” alla stessa città.

In conclusione, è solo attraverso il partenariato pubblico privato e quindi attraverso un’azione necessariamente coordinata ed equilibrata tra i soggetti di diritto pubblico (Stato, Regioni ed Enti locali ma anche società partecipate a capitale pubblico) e le entità di diritto privato (banche, assicurazioni, società e fondi d’investimento) che i capitali finanziari e immobiliari possono tendere a finalità che siano effettivamente di utilità sociale, rinunciandosi al tradizionale plusvalore economico derivante da operazioni di vendita o di locazione – abitativa e/o commerciale – e contribuendo allo sviluppo socio–economico delle comunità di riferimento.

Ascolta l’intervento completo:

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